Esiste un mondo così adiacente e simile al nostro, che in alcuni istanti o saltuari giorni,
a causa di orbite intrecciate o complicati percorsi, di stati d'animo dolente e malanni di vita,
si avvicina al nostro presente così tanto da sfiorarlo e sovrapporsi.

Al passaggio in certi orari e luoghi si mostrano i segni di questa interferenza:
una penombra improvvisa che vela un cammino altrimenti limpido;
una brevissima sosta che si prolunga a dismisura nella percezione di chi attende;
una lampadina che sfrigolando si spegne con uno schiocco;
la scarica che a crescente fatica saetta nel tubo del neon;
la parete che da umida s'impregna e gronda d'acqua.

Queste sono le pagine sparse di chi ha colto i segni del suo transito.
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martedì 3 febbraio 2009

AEL #4


(foto concessa da Archiv Elektrische Lichtquellen)
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lunedì 2 febbraio 2009

fumo

Le sigarette hanno tutto un altro gusto su Terradue; prima di tutto non si distingue una marca dall'altra: sono solo più o meno forti, ma il sapore è sempre lo stesso. Se sono forti bruciano la gola, le altre sembrano non voler concedere nulla, sei costretto a tirare fino a rendere la brace un grumo luminoso e non ottieni niente. Se fai passare il fumo per il naso ti ritorna indietro, in gola, se lo aspiri ti fa tossire. Bruciano male, le sigarette di Terradue: la brace si consuma di lato, se tiri forte per riequilibrarla il difetto si incrementa, e talvolta casca un piccolo globo rovente, che una volta spento appare come una sferetta durissima. Certe volte la carta in prossimità della brace si macula rapidamente, compaiono lentiggini irregolari giallo-nerastro, che arrivano a creare microbuchi nella carta. Queste sigarette sono umide o troppo secche, con il contenuto che scivola fuori dall'estremità lasciando il cilindretto acciaccato, che appena acceso fa una veloce, inutile fiammata. E, segno rivelatore, la marca stampata in prossimità del filtro ha l'inchiostro irregolare, o sbavato, o semitrasparente. Così, su Terradue, anche accendere una sigaretta non conforta più di tanto.

AEL #3


(foto concessa da Archiv Elektrische Lichtquellen)
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