martedì 27 gennaio 2009
brividi
Fino ad una certa età le escursioni in Terradue possono avere il loro fascino: respirare nebbioline gelate sentendo brividi giù per la schiena, far correre lo sguardo su viti storte e rondelle arrugginite, a fare commisto sul pavimento di un vecchio garage deserto fuori dal quale un vecchio lupo strattona la catena. Vedere gli stenti alberelli di natale accendersi e spegnersi sui terrazzi gelati del paese, buio e sprangato per la lunga notte. Vestiti immettibili nel cestone del mercatino dell'usato, bar con biancamaro e patatine gommose, passeggini con vecchie chiazze di pappa parcheggiati da anni negli androni umidi, tracce di adesivi pubblicitari su cassettiere similsvedesi ammucchiate vicino al cassone dei mobili vecchi, alla periferia di Torino, tutto questo può essere un po' come vedere Kruger far tintinnare le lame sullo schermo, se si può poi tornare alla luce, se si può sentire il confortante fruscio della camicia stirata quando, prendendola per il colletto, la si svolge con un unico secco gesto, radersi con il rasoio che vola sulla mascella. Ma solo finché la mascella ha una curva decisa, la luce è forte, finché le vecchie rondelle sono un piacevole esotismo, il bar col biancamaro un curioso incidente; solo fino a una certa età.
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